Per far fronte al pericolo dell’avanzata turca nell’Impero romano d’Oriente, papa Urbano II lanciò un appello a tutta la cristianità durante il concilio di Clermont-Ferrand (1095) per liberare la Terra Santa dalla presenza musulmana.
La prima crociata si svolse tra il 1096 e il 1099 sotto la guida di Goffredo di Buglione. Nel corso del 1097 vennero conquistate Siria e Palestina e, dopo un lungo assedio, nel 1099 venne espugnata Gerusalemme. Secondo le fonti storiche dell’epoca la guerra si consumò in modo molto violento, con saccheggi e tremendi massacri delle popolazioni sconfitte. Le fonti non tentarono di nascondere l’efferatezza dei conquistatori ma ne celebrarono piuttosto il coraggio e la dimostrazione di fede cristiana a testimonianza del clima di esaltazione religiosa di massa che caratterizzò questo periodo storico.
A partire dall’XI secolo, nell’Europa centrale e nell’Italia centro-settentrionale, le città diventarono protagoniste di una rinascita economica, sociale, culturale e politica che portò alla formazione dei comuni.
Lo sviluppo urbano trasformò la struttura della città, che era spesso circondata da una cerchia di mura e costituita da poche piazze, una chiesa madre, il palazzo comunale, case e botteghe. Nel XIII secolo lo sviluppo urbano dei Comuni conobbe una nuova fase d’espansione nella quale venne ridefinito il rapporto tra città e campagna. Con la fine, nei secoli IX-XI, dell’economia curtense, la città divenne meta di attrazione per i contadini che abbandonarono le campagne e nello stesso tempo rappresentò un fondamentale centro di scambio di merci.
Le carestie che colpirono l’Europa nella prima metà del Trecento contribuirono, insieme alla diffusione della peste, a una grave crisi economica e sociale che segnò la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna.
Nel 1315-18 tre stagioni di piogge torrenziali e inondazioni rovinarono tutti i raccolti dell’Europa nord-occidentale e resero difficoltosa la raccolta del sale marino, indispensabile per la conservazione del pesce e della carne. Le carestie provocarono un fortissimo aumento della mortalità e di conseguenza una diminuzione della forza lavoro, che provocò a sua volta una diminuzione della produzione agricola. Le carestie si susseguirono fino al 1346 quando, in una Europa già gravemente provata, sopraggiunse una pandemia di peste.